Baselworld 2011: mini reportage di un appassionato

Posso barare scrivendo ciò che voglio in un profilo di Facebook, ma non con il 21 Blackjack di Christophe Claret . Patti chiari! Le regole sono scritte sul quadrante: “ Dealer must draw on 16 and stand on all 17 ”! Inizia da cinquecentouno elementi meccanici la mia visita a Baselworld 2011.

Io contesto per principio: vado da MB&F e strappo di mano a Büsser un HM3 Rebel ; Baselworld 2011 voglio iniziare a vederla a modo mio. E’ il 23 marzo il giorno della stampa; il salone mondiale dell’orologio non è ancora iniziato e qualcuno sta ancora allestendo quella che per oltre una settimana sarà la sua dimora. Sarà il caso di darsi una calmata. Da un piccolo stand mi viene incontro un omone vestito di punto con gessato nero guarnito da un papillon: è Beat Haldimann . Mi porge tre tourbillon centrali, che uno dietro l’altro m’ipnotizzano; l’ultimo è un H8 Sculptura . Il mio tour è appena iniziato.

Un ingegnere di Urwerk cerca di spiegarmi il funzionamento di un UR-110 , allestito per l’evento nella nuova versione black. In realtà mentre vedo roteare i suoi tre satelliti l’unica cosa che capisco è che si chiama Torpedo perché – come gli omonimi aerei da caccia – viaggiano in formazione e, mentre girano avvitandosi su se stessi segnano le ore, rimangono sempre uno di fianco all’altro. Lo saluto e, scendendo dal futuro, mi dirigo verso De Bethune .

Ad accogliermi un Dream Watch che pulsa in solitario in una teca. Finalmente posso toccare gli ultimi DB25T e DB28T così esteticamente diversi l’uno dall’altro, ma accomunati dai numerosi brevetti meccanici e da quelle anse traforate così particolari: c’è solo l’imbarazzo della scelta in un mix di colori in cui spesso domina l’azzurro-cielo. Alessandro Zanetta mi mostra anche due prototipi di cover per iPhone dove in ciascuna vi è incorporato un orologio da tasca – naturalmente amovibile. Digitale e meccanico ad alti livelli possono convivere insieme, a patto di saper entrambi quando è il caso saper prendere la propria strada.

Nelle vicinanze del Palace c’è la Hall of Emotions: è lì che sono diretto. Nello spazio Ateliers deMonaco mi mostrano il nuovo calendario perpetuo istantaneo , sia nello scatto delle indicazioni sia nella regolazione: tutto è governato dalla corona e da un solo pulsante, ma quasi non ho il coraggio di confessare che a lasciarmi a bocca aperta è la lavorazione della massa oscillante visibile dal fondello. A proposito di orologi automatici, faccio un salto da Scatola del Tempo : difficile vederne tutti i giorni da oltre venti postazioni.

E’ tempo di entrare nella mitica Hall 1: nessun itinerario può ignorarla. Dalle vetrine Rolex fotografo i due nuovi Explorer II quadrante bianco e nero e mi dirigo verso lo stand Corum, dove inizia la presentazione del nuovo movimento automatico a baguette con massa oscillante lineare in platino che avevo già recensito qui. A un certo punto inizia un enorme slargo; forse le piazze di molti paesi sono più modeste: qui abita lo Swatch Group ; mi perdo incantato davanti a una Lamborghini Gallardo nera – Blancpain Trofeo , anche lei un trionfo di meccanica complicata come quello che la circonda. A richiamarmi all’ordine, sono le novità Glashütte Original : tra le tante mi concentro su i Seventies , di cui finalmente riesco a rendermi conto delle tonalità dei colori ottenute dalle tre diverse lavorazioni dei quadranti. A quel punto passo al Sixties Tourbillon Volante ( il post precedente ) che non saprei da che parte girare: la gabbia che segna i secondi, visibile a ore 6 attraverso il vetro zaffiro bombato, è affascinante quanto la massa oscillante in oro massiccio decentrata del Calibro 94-12. C’è anche il nuovo Senator Calendario Perpetuo , ma te ne parlerò a fondo in un altro post.

Un po’ confuso dai colori, dalle luci e dalla soffice moquette sotto i miei piedi, mi dirigo verso la fine del padiglione dove scale mobili e un breve corridoio mi porteranno nella Hall 5.1 – direttamente nell’area degli orologiai indipendenti . Sono attaccati come le case di Camogli, il piccolo borgo di pescatori ligure. In ordine sparso visito Aaron Becsei che mi mostra il primo pezzo della nuova collezione Dignitas – il Power Reserve , un segnatempo con un quadrante ellittico che mostra a ore 12 l’indicatore di riserva di carica e meravigliosi particolari come un treno del tempo interamente realizzato in oro, viti del bilanciere in platino. Thomas Prescher mi mostra il Choose your Movement finito. Osservando il Calibre 135 Zenith dal fondello è irriconoscibile, ricostruito e restaurato pezzo per pezzo è diventato in pratica un nuovo movimento. La cassa in acciaio tornita a mano con finitura satinata ti fa capire che è un pezzo unico. Konstantin Chaikyn mi fa vedere il prototipo appena finito del Lunokhod . Da segnalare anche McGonicle Tuscar con il nuovo Calibro di manifattura, il giovanissimo giapponese Masahiro Kikuno – primo membro AHCI giapponese, Svend Andersen e i suoi orologi erotici . C’era persino il geniale e originale Philippe Dufour che, senza stand, creava code interminabili di fotografi con gli occhi a mandorla disposti ad aspettare tempi biblici per poterlo immortalare.

Cosa manca da questo itinerario-reportage? Manca parecchio: forse avrei fatto meglio ad aggiungere nel titolo “ sragionato ”, come la passione per i segnatempo. Fino a Giovedì 31 marzo la fiera è ancora li che ti aspetta e magari dopo che l’hai vista puoi inviarmi le tue impressioni/emozioni! Da qui in poi ti mostrerò in dettaglio tutto quello che ho raccolto a Baselworld 2011.

contaminuti

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